Il 2 maggio 2025, la Regione Veneto ha ufficializzato, con la Deliberazione della Giunta Regionale n. 464/2025, la prima individuazione delle “aree prioritarie” soggette a rischio da esposizione al gas radon come richiesto dall’art. 11 del D.lgs. 101/2020 e in attuazione delle linee guida definite nel Piano Nazionale d’Azione per il Radon (PNAR) entrato in vigore a febbraio 2024.

La DGRV 464/2025 approva due allegati tecnici:

  • l’Allegato A Radon Indoor – Prima individuazione delle aree prioritarie in Veneto che fornisce il quadro conoscitivo generale sulla natura, provenienza e caratteristiche geo-fisiche del radon.
  • l’Allegato B contenente l’elenco dei 21 Comuni della Regione del Veneto classificati come “aree prioritarie”, ossia territori in cui si registra almeno il 15% degli edifici con concentrazioni di radon superiori ai 300 Bq/m³ (unità di misura della concentrazione di attività radioattiva del radon per metro cubo) sulla base delle soglie e dei criteri stabiliti dal D.Lgs. 101/2020.

L’elaborazione è stata condotta da ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) sulla base di oltre 2.600 misurazioni effettuate a partire dal 1989, la percentuale di edifici deve essere calcolata utilizzando i dati relativi a misurazioni annuali della concentrazione di radon, eseguite o riferite ai locali situati al piano terra.

CHE COS’È IL RADON E PERCHÉ È PERICOLOSO?

Il radon222 è un gas nobile radioattivo naturale, incolore e inodore, generato dal decadimento del radio a sua volta risultato del decadimento dell’uranio presente nelle rocce. Durante il suo decadimento, il radon è in grado di risalire dal terreno e infiltrarsi negli edifici attraverso microfratture e fondazioni, accumulandosi in particolare nei piani bassi e seminterrati.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e la IARC (International Agency for Research on Cancer) hanno classificato il radon come agente cancerogeno di Gruppo 1, ovvero sicuramente cancerogeno per l’uomo, connesso in modo diretto all’insorgenza di tumori polmonari, anche a concentrazioni relativamente basse (sotto i 200 Bq/m³). In Italia, secondo una stima dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS, 2013), circa il 10% dei casi di tumore al polmone è attribuibile all’esposizione al radon. Di questi, circa l’80% interessa i fumatori, a causa dell’effetto sinergico tra radon e fumo di tabacco.

LE AREE PRIORITARIE: I COMUNI VENETI INDIVIDUATI

Il Veneto presenta un’elevata variabilità geologica che può influenzare in modo significativo la presenza di radon negli edifici. Le concentrazioni più elevate si riscontrano in aree dove affiorano rocce magmatiche acide e metamorfiche, naturalmente ricche in uranio (²³⁸U) e radio (²²⁶Ra), precursori del radon. Tuttavia, la sola composizione litologica non consente previsioni attendibili, poiché la capacità di un suolo o di una roccia di emettere radon dipende anche da fattori locali come fratturazione tettonica, permeabilità, circolazione di fluidi e porosità, che variano anche all’interno della stessa formazione geologica. Per questo motivo, la misurazione diretta della concentrazione indoor resta il metodo più affidabile per valutare l’esposizione dell’essere umano alle radiazioni ionizzanti.

ARPAV ha elaborato un’analisi statistica fondata su misure di concentrazione media annua di radon al piano terra e tra le zone maggiormente esposte si segnalano in particolare 4 aree: Colli Euganei e territori di Recoaro-Valli del Pasubio caratterizzati dall’affioramento di rocce metamorfiche e magmatiche effusive, l’Altopiano dei Sette Comuni con rocce calcaree carsiche e la Valle d’Ampezzo, del Piave e la valle a sud di Agordo dove affiorano dolomie e calcari.

In seguito all’elaborazione dei dati attraverso il software di analisi statistica R (versione 4.4.3), sono stati selezionati 21 Comuni nei quali la probabilità di superamento dei 300 Bq/m³ è ≥ 15% oppure ≥ 13% in Comuni già noti per criticità pregresse, di seguito:
Borca di Cadore (BL, 840 ab.), Cibiana di Cadore (BL, 331), Cinto Euganeo (PD, 1.906), Dueville (VI, 13.616), Fonte (TV, 6.010), Foza (VI, 652), Lusiana Conco (VI, 4.550), Ospitale di Cadore (BL, 261), Perarolo di Cadore (BL, 368), Ponzano Veneto (TV, 12.995), Rivamonte Agordino (BL, 622), San Vito di Cadore (BL, 1.940), Schio (VI, 38.647), Selva di Progno (VR, 904), Tambre (BL, 1.299), Torreglia (PD, 6.015), Valdagno (VI, 25.652), Valdastico (VI, 1.156), Valli del Pasubio (VI, 3.051), Vedelago (TV, 16.468) e Vo’ (PD, 3.268).

OBBLIGHI PER LA REGIONE E MISURE PER I CITTADINI

Nelle aree prioritarie individuate dalla Regione secondo l’art 17 del D.Lgs 101/2020 recepito dalla direttiva EURATOM, si attivano specifici obblighi normativi quali:

  • Misurazione obbligatoria del radon nei luoghi di lavoro situati in aree prioritarie (al piano terra o seminterrato) con obbligo di intervento se si supera il livello di riferimento (300 Bq/m³)
  • Applicazione di misure di prevenzione, mitigazione e risanamento se i livelli superano i limiti;
  • Adozione di tecniche edilizie preventive nelle nuove costruzioni (livello di riferimento: 300 Bq/m³ oppure 200 Bq/m³ per edifici post 31.12.2024).

ARPAV consiglia agli abitanti delle zone a rischio di consultare tecnici per interventi di ventilazione o impermeabilizzazione dell’immobile.

La delibera prevede un aggiornamento dell’elenco entro 5 anni, con l’applicazione di criteri più estensivi (≥10 % degli edifici oltre soglia). Nel frattempo, il MASE e ISPRA sono impegnati nella definizione di metodologie standardizzate per l’analisi geologica e il monitoraggio su scala nazionale.

L’articolo RADON IN VENETO: ARPAV INDIVIDUA I PRIMI 21 COMUNI AD ALTA PRIORITÀ proviene da Vega Engineering.

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Autore: Vega Engineering

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