Il bilancio degli infortuni mortali sul lavoro in Italia negli ultimi quattro anni, basandosi sui dati infortunistici messi a disposizione dall’Inail, si conferma drammatico: 4.442 persone hanno perso la vita, di cui 3.367 in occasione di lavoro e 1.075 in itinere. A preoccupare non sono solo i numeri assoluti, ma anche l’incidenza rispetto alla popolazione lavorativa, che non mostra un calo significativo. Il rischio di morte per i lavoratori rimane elevato e pressoché invariato nel tempo, senza una chiara inversione di tendenza.

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IL QUADRO GEOGRAFICO: CRITICITÀ E VIRTUOSITÀ

L’analisi regionale evidenzia come Basilicata e Umbria siano state per quattro anni consecutivi in “zona rossa”, ovvero tra le regioni con la più alta incidenza di mortalità sul lavoro. Campania e Valle d’Aosta hanno mantenuto questa classificazione per tre anni. Al contrario, la Toscana si distingue come la regione più virtuosa, con due anni in “zona bianca” (cioè con tassi di mortalità inferiori alla media nazionale).

Un dato interessante riguarda le regioni con alta popolazione lavorativa, come Lombardia, Lazio e Veneto: pur avendo molti occupati, non risultano ai vertici per numero di morti sul lavoro, mantengono anzi incidenze inferiori alla media nazionale.

I SETTORI PIÙ ESPOSTI: COSTRUZIONI AL PRIMO POSTO

L’analisi settoriale conferma che il comparto delle Costruzioni è il più colpito, con 564 decessi in quattro anni. Seguono i settori Trasporti e Magazzinaggio (434 vittime) e Attività manifatturiere (411 decessi). Questi dati evidenziano come il rischio rimanga elevato soprattutto in contesti di lavoro manuale, dove le condizioni operative e la mancata adozione di adeguate misure di sicurezza incidono sulla probabilità di infortuni mortali.

I GRUPPI PIÙ VULNERABILI: ANZIANI, STRANIERI E DONNE

La fascia d’età più colpita è quella degli over 65, che registrano tassi di mortalità altissimi, con picchi di 150,4 decessi per milione di occupati nel 2021 e un minimo di 96,1 nel 2022. Anche i lavoratori tra i 55 e i 64 anni presentano un elevato rischio (da 54,5 a 82,2 decessi per milione di occupati). Le generazioni più giovani si infortunano più frequentemente, spesso con conseguenze meno gravi. Questo evidenzia la necessità di rafforzare la formazione e la cultura della prevenzione fin dai primi impieghi.

Preoccupante è anche il dato relativo ai lavoratori stranieri, che subiscono una mortalità più che doppia rispetto agli italiani, sia in occasione di lavoro che in itinere. Nel 2024 il tasso di incidenza per gli stranieri è stato di 74,2 morti per milione di occupati, contro i 29,7 registrati tra gli italiani.

Le donne rappresentano un numero inferiore di vittime rispetto agli uomini, ma comunque rilevante: 418 lavoratrici hanno perso la vita sul lavoro nel quadriennio analizzato. Il tasso di mortalità femminile oscilla tra 5,2 e 9,6 decessi per milione di occupati, mentre per gli uomini va da 54,7 a 67,6.

ANDAMENTO ANNUALE E GIORNI PIÙ CRITICI

Il numero di morti sul lavoro ha seguito un andamento irregolare: 973 decessi nel 2021, in calo a 790 nel 2022, ma con una successiva risalita nel 2023 (799) e nel 2024 (805).

Se dal 2021 al 2023 il lunedì è stato il giorno più nero della settimana, nel 2024 il primato negativo è passato al martedì.

L’articolo MORTI SUL LAVORO IN ITALIA: 4.442 VITTIME IN UN QUADRIENNIO proviene da Vega Engineering.

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Autore: Barbara Ruzza

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